Angelo Mordente flauto
Paolo Capanna viola
Jacopo Petrucci pianoforte
Alfonso Bentivoglio percussioni, rullante
Gabriele Boccio elettronica
Il programma si apre con due opere che traggono ispirazione dal potere evocativo della parola, trasformandola in esperienze sonore e visive di straordinaria suggestione.
In “Thema – Omaggio a Joyce”, Luciano Berio esplora i confini tra linguaggio e musica, partendo dalla lettura del Capitolo XI (“Sirene”) dell’Ulisse di James Joyce Attraverso, l’elaborazione elettronica della voce parlata Berio scompone e ricompone i suoni del testo, trasformando la parola in puro materiale acustico. Il risultato è un viaggio affascinante nel mondo dell’onomatopea , dove significato e suono si fondono in un flusso poetico e sperimentale.
In “Ma mère l’oye”, Maurice Ravel compie invece un’operazione opposta ma complementare: la parola si fa immagine. Ispirandosi a celebri fiabe dell’infanzia — dalla Bella Addormentata a Pollicino, fino alla Bella e la Bestia — Ravel costruisce un raffinato “libro illustrato” in musica, capace di evocare visioni delicate e incantate, e di trasportare l’ascoltatore in un mondo sospeso tra meraviglia e nostalgia.
Il legame tra Gershwin e Ravel nasce nel 1928, quando , durante il suo soggiorno a Parigi, George Gershwin chiese a Ravel di prenderlo come allievo. Ravel rifiutò gentilmente, temendo che un’educazione accademica troppo rigorosa potesse snaturare l’originalità jazzistica del compositore americano. Questo aneddoto testimonia la reciproca stima fra i due artisti, e l’inizio dello scambio artistico che avranno in seguito
Nei “Tre Preludi” Gershwin fonde con eleganza elementi del blues, del ragtime e della tradizione classica, creando miniature ricche di ritmo, colore e vitalità. Proprio questi ostinati ritmici e il carattere pulsante della sua musica sembrano trovare un eco sorprendente nel celebre “Bolero” di Ravel. In quest’ultima opera, costruita su una singola linea melodica ripetuta ossessivamente, l’idea di ritmo diventa protagonista assoluta, in un crescendo orchestrale che, partendo dalla precisione quasi meccanica, sfocia in un’esplosione di energia collettiva.