La forma dell’acqua – Omaggio ad Andrea Camilleri (nel centenario della nascita)
Lisa Natoli voce narrante
Gabriele Coen sassofono
Alessandro Gwis pianoforte
Produzione originale
La forma dell’acqua è il primo memorabile romanzo in cui appare il commissario Montalbano. È il 1994. Scrive Michele Serra: «Nella sua scena d’esordio nel mondo della pagina scritta Salvo Montalbano non c’è. O meglio c’è, ma non è tra noi. Sta dormendo. E sta sognando. Non un sogno ordinario, un sogno erotico. Viene interrotto bruscamente da una telefonata. Un uomo è morto. Strappato a sé stesso, il commissario impreca mentre tenta di afferrare “non tanto la cornetta quanto i lembi fluttuanti del sogno che inesorabilmente svaniva”. Una chiamata al mondo improvvisa e traumatica. Da quel momento Salvo Montalbano ci appartiene: è stato consegnato dal suo autore ai lettori e agli spettatori».
Ne La forma dell’acqua c’è anche il primo omicidio letterario in terra di mafia della seconda repubblica, un omicidio eccellente seguito da un altro, secondo il decorso cui hanno abituato le cronache della criminalità organizzata. L’omicidio ha la forma dell’acqua. Prende la forma del recipiente che lo contiene. E la morte dell’ingegnere Luparello si spande tra gli alambicchi ritorti e i vasi inopinatamente comunicanti del comitato affaristico politico-mafioso che domina la cittadina di Vigàta. Questa è la sua forma. Ma la sua sostanza – il colpevole, il movente, le circostanze dell’assassinio – è più antica, più resistente e più appassionante, a misura di un perfetto racconto poliziesco. Camilleri, manovra il romanzo giallo con felice inventiva, ironia e intelligenza di scrittura, dove l’alto e il basso che si confondono e fanno le capriole. Vivide, malinconiche e implacabili, le storie che ci racconta parlano di corruzione, di connivenze, di ingiustizie e di povere anime. Favole tinte di un nero inquietante.
La drammaturgia sonora de La forma dell’acqua si è costruita come un omaggio a un folklore immaginario della musica mediterranea, rifacendosi a composizioni originali e brani tradizionali rielaborati in un ambiente contemporaneo. I suoni materici del legno – pianoforte, clarinetto, clarinetto basso – e dell’ottone – sassofono – dialogano così con i paesaggi sonori elettronici, creando un contrappunto narrativo al testo stesso e all’andamento della voce, sincopato e imprevedibile come la trama, o sonnolento e quasi ipnotico come i lembi liquidi di un sogno.