Sabato 19 luglio 2025, per chiedere verità e giustizia, Ossigeno per l’Informazione ricorderà il giudice Paolo Borsellino e gli agenti della sua scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Cosina, Claudio Traina, nella ricorrenza del 33 anniversario della Strage di via D’Amelio” di cui furono vittime il 19 luglio 1992 a Palermo.
All’ingresso della Casa del Jazz, (viale di Porta Ardeatina 55), davanti alla stele che ricorda 900 vittime innocenti delle mafie, i rappresentanti di Ossigeno consegneranno un volantino in loro ricordo alle persone che fra le 19:30 e 21 vorranno intervenire e a quanti verranno per assistere al concerto di Dave Holland, Chris Potter & Obed Calvaire – “KISMET” in programma quella sera.
Questa commemorazione fa parte del programma di Ossigeno “Antidoti alla guerra: Il giornalismo di pace e il diritto all’informazione”, finanziato dall’Assemblea Capitolina attraverso il progetto Sementi 2025 che proseguirà a settembre con altre iniziative.
Come l’anno scorso, con la questa commemorazione Ossigeno ripropone all’attenzione pubblica la figura e l’operato esemplari del giudice Paolo Borsellino e degli agenti che persero la vita per proteggerlo e sollecita il pieno accertamento della verità su alcune circostanze tuttora poco chiare che precedettero e seguirono la Strage, circostanze sulle quali bisogna fare piena luce.
LA SECONDA GRANDE STRAGE DEL 1992 – Dopo 33 anni e tanti processi giudiziari, alcuni ancora in corso non sappiamo ancora la verità sulla Strage dinamitarda compiuta a via Mariano D’Amelio che, secondo la Procura di Caltanissetta) è stata oggetto del “più grande depistaggio della storia giudiziaria italiana”. Una strage eseguita a Palermo 57 giorni dopo l’altra devastante Strage di Capaci, in cui avevano perso la vita i giudici Giovanni Falcone e Francesca Morvillo e gli agenti Vito Schifani, Rocco Di Cillo e Antonio Montinaro.
Paolo Borsellino era il giudice che più di tutti voleva proseguire l’impegno di Falcone contro le mafie. Quel giorno, il 19 luglio 1992, era andato a trovare la madre, che viveva in quella strada stretta e senza uscita. Era ancora all’esterno del palazzo quando, Alle 16 e 58, l’esplosione di una Fiat 126 imbottita di tritolo lo investi e uccise lui e cinque dei sei agenti di polizia che lo scortavano: Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Cosina e Claudio Traina. Il sesto, Antonio Vullo rimase ferito.